Di Paola Casulli |

Alla prima lettura del titolo, viene in mente l’Uomo vitruviano.

Il celeberrimo disegno di Leonardo da Vinci che rappresenta come il corpo umano, dalle proporzioni ideali, possa essere armoniosamente inscritto nelle due figure “perfette” del cerchio e del quadrato. E se il cerchio rappresenta il Cielo, la perfezione divina, il quadrato simboleggia l’universo creato, quell’elemento terrestre proprio di un mondo stabilizzato, congiunzione dei quattro punti cardinali, che altrimenti sarebbe informe e caotico.

Nell’intenzione di Giuseppe Vetromile,
Il lato basso di questa figura perfetta ospita l’uomo Poeta che,
da questa particolare angolazione, compie la sua indagine del quotidiano.

Ma se è vero che l’uomo iscritto nel quadrato, immagine di Dio, racchiude in sé le armonie dell’universo e diviene simbolo della corrispondenza tra le parti e il tutto, formando un insieme indivisibile, Vetromile arriva a scompaginare questa visione suggestiva e rassicurante intervenendo in considerazioni, che via via si dipanano nelle pagine del libro, che alla perfezione del Creato e delle forme esteriori dell’uomo non corrisponde la perfezione di un reale saldo e univoco. Nè risulta chiaro e privo di tensioni il vivere stesso dell’uomo, per sua stessa natura ambiguo e contraddittorio, in questo reale. La corrispondenza tra microcosmo e macrocosmo sembra non realizzarsi, almeno in apparenza o a fronte di sforzi immani, per riequilibrare l’alterità, la differenza quantitativa e sostanziale che intercorre tra il visibile e l’invisibile.

“La parte bassa del quadrato è un lato sottilissimo/umile / inerte / e sta fermo dall’eternità della legge / a sorreggere le sorti della buona geometria.

“La parte bassa della vita è una sera che indugia a capoletto / senza mai più progredire in alba lucente / né ridiscendere più giù della notte stagnante.”

Da qui l’investimento simbolico che Vetromile compie nella sua percezione del reale. C’è una sorta di violenza del verso che è come latente, controllata nella compostezza dignitosa dello stile.
Verso rapido, sgombro da qualsiasi retorica ma quasi come fosse compresso anche esso tra i lati di questo quadrato, recitato nel titolo, che eregge i suoi lati come ci fosse un carpentiere operoso e instancabile che rende questo quadrato una figura minacciosa.
Il quadrato che si fa cubo, una stanza, innalzando pareti. Lo scenario è una quinta dove si annaspa e dalle cui pareti sorge il desiderio di proiettarsi più lontano, oltre l’orizzonte.

Ma ecco che anche lo spazio al di là di questo quadrato
è uno spazio claustrofobico, un “breve spazio di luce”,
“cunicolo tra una preghiera e un altro affanno”, “cerchio ambiguo”.

Uno spazio che registra, in modo anche diaristico quasi, affetti, impressioni, ricognizioni e bilanci personali osservando i fotogrammi del proprio passato, poesia dunque che lungi dal cadere nella trappola di una deriva intimista diviene perno per una condizione collettiva di analisi.

Forse questo avvicinamento alla prosa, questi momenti narrativi costituiscono il filo di Arianna per districarsi nel labirinto di cose, situazioni, ricordi, sentimenti, presagi, la cui realtà diviene però altro. Si rapprende in uno spazio /tempo anomalo, frammentato, dove sorge forte la necessità di articolare un canto che tracci in modo netto l’imperturbabile equidistanza tra le linee dominanti dello spazio e una dimensione quasi temporale dell’essere che si muove e agisce attraverso la memoria, lo scorrere del tempo, le diverse tracce autobiografiche sparse in tutto il libro, i luoghi attraverso i quali si tesse la vicenda personale che costituiscono il movente, forniscono l’occasione trasfigurata della sua Poesia.

Una poesia dove oltre lo spazio,
il tempo risulta essere il costante incrocio tra
il senso del caduco e l’anelito al respiro dell’eterno,
verso un Dio nascosto, il Dio di Cusana memoria. 

Infatti il motivo centrale della poesia di Vetromile si nutre tra l’altro, di una particolare religiosità. 

Questa accensione vitale in alcune pagine rischia di venire soffocato ma in altre riappare, manifestandosi in visioni imponenti che hanno il sapore del mito. (Sisifo, Prometeo). Ma il tempo, dicevo, qui è salvifico.

Si realizza nel tu di “mia cara”, tenero e affettuoso. Le energie che erano come trattenute in una gabbia, trovano modo di sprigionarsi.
Il verso allora si allarga o si contrae seguendo le diverse esigenze espressive ma anche dell’animo.

Il linguaggio, che si esprime in una prosa poetica, ben si accorda ad assorbire i contrasti e i contrari, addirittura a sostenerli, con effetti complessivi di efficace ruvidezza. Ruvidezza che si stempera lì dove il dialogo con la figura femminile da adito a un rischiaramento dell’animo. Nella presenza del Tu mia cara, una sorta di figura angelica alla maniera dantesca, questa misteriosa Beatrice sembra condurre il Poeta fuori dalla tenebre, o perlomeno tendergli una mano cosicché in un percorso affrontato insieme possano placarsi i contrasti e raggiungere una quieta armonia, o il semplice condividere le asprezze dell’esistenza, dando un senso all’esistenza stessa.

“Se passa un cammello nella cruna dell’ago / noi saremo dall’altra parte più facili ombre / disciolte nel panorama ambrato di Dio…”

“…saremo bravi a riprenderci la vita / senza più terra né qualsiasi bagaglio / inopportuno…”

E allora l’incanto dell’occasione diviene incanto di forma. Un parola che si fa lucente, esatta e fortemente incisa.
Che valica alla fine, fluida e fuggevole, lo spazio del quadrato che rivela avere i i confini sigillati.

La poesia di Vetromile parte sì dalla terra, dal basso lato del quadrato che altro non sono che i luoghi e l’esperienza, per espandersi talora fino all’urlo per far sì che il lettore possa dare ascolto a qualcosa di arcano che si materializza nelle figure potenti del Poeta.

“Da qui all’eternità non c’è che un sospiro trattenuto / all’infinito / Soprassediamo a questa brama di tempo mia cara / : lo squarcio del cielo mostra un appuntamento di stelle immote.”

Il lato basso del quadrato. Giuseppe Vetromile
Il lato basso del quadrato. Giuseppe Vetromile

Il lato basso del quadrato
di Giuseppe Vetromile
La Vita Felice, edizioni. 2017

Paola Casulli
INCANTOerrante

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