Mondi in bottiglia alla deriva da qualche parte; strade che si tagliano o sono percorribili sotto e sopra; grammofoni che suonano laghi, antichi orologi in equilibrio tra le onde dell’oceano, casette rosse abbarbicate sulla groppa di pesci giganti;

Si tratta del mondo surreale di Erik Johansson, artista e fotografo svedese, vero e proprio mago del ritocco digitale.

Cresciuto in una fattoria, nella campagna svedese, il mondo incontaminato e sereno del paesaggio naturale dell’infanzia, esercita un grande impatto sul suo stile visivo. Molti degli ambienti delle sue foto, infatti, vengono catturati vicino ai luoghi che conosce e ama di più, intorno alla casa dei suoi genitori, con paesaggi immensi e piccole case rosse, che il fotografo trasforma in vere e proprie illusioni visive. Realtà in distorsione, con elementi surreali e inconsueti, creando mondi privi di regole fisiche e matematiche, dando vita a scenari spettacolari. 

Grande visionario, Erik Johansson, è completamente autodidatta.

In un’intervista racconta di come gli fosse sempre piaciuto disegnare. Quando sua madre gli chiedeva com’era andata la giornata a scuola, Erik disegnava un fumetto che mostrava com’era, piuttosto che raccontarglielo. 

Riceve la sua prima fotocamera digitale a 15 anni, una semplicissima fotocamera a pellicola Fuji che lo introduce in un nuovo mondo.
Anni dopo, quando Erik stava studiando ingegneria informatica alla Chalmers University of Technology, e non poteva certo immaginare di fare della fotografia una vera e propria professione, un suo amico del college compera una Canon EOS 350d. Uscendo e facendo foto insieme, Erik prova a scattare con la fotocamera dell’amico e si rende conto di quanto risulti completamente diverso da quelle semplici fotocamere inquadra e scatta che aveva usato fino ad allora. Quindi, un anno dopo, compra una sua reflex digitale, una Canon EOS 400d, che diventa il suo investimento più riuscito.

Abituato a disegnare, tuttavia, non gli basta più catturare una foto con il semplice scatto di un dito. Vuole fare qualcosa di più. Investe così più tempo per manipolare le foto, interessandosi ai computer. Inizia a creare qualcosa che non può catturare con la fotocamere e gioca con piccole modifiche come cambiare colore o mettere le sue sorelline sul tetto. Il resto lo conosciamo….

Certo, non è un lavoro facile quello. Prima di tutto occorre una pianificazione. 

Erik Johansson da vita al suo progetto facendo prima di tutto uno schizzo su carta, lo studia e realizza quali sono tutti gli elementi di cui ha bisogno per portare a termine la sua idea. Dopodiché raccoglie immagini del mondo reale prima di rituffarsi nel suo studio per l’elaborazione e l’inserimento di tutti gli elementi nella composizione finale. 

Johansson non usa mai la fotografia stock nei suoi progetti, ma tutto viene fotografato personalmente. Questo può richiedere da pochi giorni a diversi mesi, a volte anni, ma è il passaggio più importante in quanto definisce l’aspetto grafico della foto. Implica la risoluzione dei problemi, come rendere realistici tutti i componenti della foto: la prospettiva, i riflessi, i materiali e la luce, ecc.

Ore e ore di editing e, tra le sue mani, tutto diventa magia. 

Assemblando, montando, sovrapponendo, sciogliendo l’una nell’altra le immagini, creando centinaia di livelli, a volte fino a 200 stratificazioni, l’artista costruisce la sua illusione pezzo dopo pezzo fino a quando gli strati diventano così intrecciati da non potere essere separati, per costruire stati d’animo, generare sogni e mistero. 

Incanto Errante 

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