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Nyad, Oltre l’oceano. Un sogno lungo 110  miglia

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Nyad, Oltre l’oceano. Film

All’inizio non l’avevo riconosciuta. Alta, atletica, tosta e ribelle, occhi azzurri in un viso spigoloso sotto un caschetto corto, di un biondo schiarito dal sole e dal mare.

Poi ho premuto stop a pochi minuti dall’inizio del film: la curiosità su chi fosse quell’attrice così brava stava diventando troppo forte e dovevo cercare il suo nome in rete e… ho avuto un tuffo al cuore. Mi son detta, ma è lei!!!

Si, parlo della grandissima Annette Bening. 

Annette Bening

La Protagonista

5 candidature agli Oscar, di cui una per American Beauty (1999), per il quale vince anche il Bafta come migliore attrice protagonista.
8 candidature e due Golden Globe per La diva Julia – Being Julia (2004)e per I ragazzi stanno bene (2011).

Anche per il suo ultimo film, Nyad-oltre l’oceano, è in lizza per l’Oscar anche se quest’anno le candidature alla statuetta per la migliore attrice protagonista saranno piuttosto affollate. Troviamo infatti Lily Gladstone (Killers of the flower moon), Sandra Hüller (Anatomia di una caduta), Emma Stone (Poor things), Margot Robbie (Barbie), Carey Mulligan (Maestro), Aunjanue Ellis-Taylor (Origin), Greta Lee (Past Lives).
La nostra brava Annette Bening rischia di potarsi a casa un’altra, ipotetica, nomination.

Personalmente l’ho adorata da subito quando, ragazza assieme a mia madre, l’ho vista per la prima volta nel romanticissimo film strappalacrime Love affaire – Un grande amore, del 1994. Sullo sfondo di una colonna sonora meravigliosa con musiche di Louis Armstrong, John Lennon e Paul McCartney, Mike/Warren Beatty, diventato poi il marito della Bening, attende a lungo, sull’Empire State Building, l’amore della sua vita, Terry/Annette Bening, impossibilitata a raggiungerlo per colpa di un drammatico incidente.

Ma sto divagando… 

IL FILM

Nyad, Oltre l’oceano, è un film diretto dai documentaristi Elizabeth Chai Vasarhelyi e Jimmy Chin, esperti di imprese estreme per aver diretto documentari come The Rescue e il pluripremiato Free Solo, vincitore anche dell’Oscar come miglior documentario all’edizione dell’Academy 2019.

In questo ultimo lavoro, i due registi ricostruiscono la storia della nuotatrice Diana Nyad utilizzando anche diverso materiale d’archivio in cui è possibile vedere e ascoltare la giovane campionessa dedicarsi alla sua più grande passione.

Ma il film non è solo un lungometraggio sportivo. Il vero cuore battente di tutto il film è anche il viaggio dentro se stessi che ci fa riflettere su chi siamo davvero, una testimonianza della tenacia e della forza d’animo, e del trionfo dello spirito umano sulle avversità.
Ma è anche e soprattutto la straordinaria storia di amicizia tra due donne. Accanto alla Bening una strepitosa Jodie Foster, dal fisico asciutto e muscoloso e rughe meravigliose sul sorriso solare, incarna la forza e il potere di una spalla complice, amica, schietta. L’importanza imprenscindibile, nelle scelte o nelle sfide cardine della vita, del ruolo decisivo che ha il sostegno di chi ti vuole bene.

L’amicizia tra Diana e Bonnie è unica tanto è radicata e viva, affettuosa e nello stesso tempo franca. E alla fine, anche se un po’ estorta, la dedizione di Bonnie al sogno di Diana fa si che l’obiettivo da singolo diventi comune. L’abbraccio finale delle due donne è qualcosa che commuove oltre ogni dire.

Nyad-oltre-l’oceano – Nyad e Bonnie

Di che cosa parla?

La pellicola racconta la vera storia della straordinaria nuotatrice Diana Nyad, nata Sneed, che nel 2013 all’età di 64 anni, realizza un’impresa storica: compiere una traversata a nuoto da Cuba a Key West, Florida. Un percorso in acque libere di 110 miglia tra attacchi di cubomeduse fatali, correnti infide e squali affamati. Una sfida incredibile affrontando lo spettro della fame e della sete, la stanchezza, l’indolenzimento dei muscoli, le allucinazioni dovute alle tantissime ore trascorse in acqua salata.

La trasposizione cinematografica insiste molto su quella che sembra essere quasi una sorta di predestinazione celata nel suo stesso nome. Come dirà più volte la stessa protagonista ai cronisti e agli amici, il suo nome Nyad deriva dal greco Nàiadi che, nella mitologia greca, significa ninfa dell’acqua e dunque, nomen omen, il suo rapporto con gli oceani sembra essere il suo unico destino. 

Dopo aver già raggiunto diversi record (tra cui una nuotata storica intorno all’isola di Manhattan, 45 km e quasi 8 ore di nuoto), a 29 anni, nel 1979, tenta la traversata da Cuba alla Florida ma fallisce. In questo caso aveva una gabbia anti-squalo ma le pessime condizioni del mare la fanno sbattere continuamente contro la recinzione, impedendole di perseguire l’obiettivo.

Il tentativo mancato sarà la causa per abbandonare il nuoto per sempre.

Compiuti i 60 anni, dopo la festa di compleanno organizzata a sorpresa dalla sua migliore amica e allenatrice Bonnie Stoll (interpretata da una sempre magnifica Jodie Foster), decide che la sua vita non ha più mordente, nonostante una brillante carriera da giornalista sportiva. L’insoddisfazione sempre crescente la spronerà a ritentare l’impresa titanica e ritenuta impossibile: affrontare i 180 chilometri tra Cuba e la Florida, noti nel settore come “l’Everest del nuoto”.

I tentativi saranno quattro, dal 2010 fino a quello, riuscito, del 2013.

Nyad affronta la sua sfida

“Un diamante è un pezzo di carbone che non ha mollato” è la metafora che come un refrain le rimbalza in testa. Soprattutto i versi della Poetessa Mary Oliver tratti da Giorno d’estate, saranno forieri di nuove avventure:

Dimmi, che altro avrei dovuto fare?
Non è vero che tutto muore prima o poi, fin troppo presto?
Dimmi, che cosa pensi di fare
della tua unica vita, selvaggia e preziosa”?

 

E che dire della sceneggiatura? 

Tratto dal libro autobiografico di Diana Nyad: Find a Way: One Untamed and Courageous Life, il film è adattato per lo schermo dalla sceneggiatrice Julia Cox.

La scrittrice struttura il film su un impianto narrativo che funziona abbastanza bene ed appassiona ma i dialoghi risultano costruiti su un’impalcatura debole.

Troppo convenzionali, quasi banali, non hanno lo sprint per una scrittura che, per così dire, morda, rincorra il sogno di Diana o scivoli nei suoi primi fallimenti attraverso i tanti ostacoli incontrati, per poi risalire insieme alla sua determinazione e trionfo finale nell’affrontare la sfida più grande della sua vita.

Nyad Oltre l’Oceano

Un’occasione persa perché avendo a disposizione un duo di attrici superlative, intense e splendide, è stato uno spreco indicibile.

Risultato un biopic basico che, insistendo molto sull’ossessione di genere sportiva, sulla parabola che punta al successo,  semplifica la complessità della maratoneta, personaggio invece dotato di grande personalità, e che per questo richiedeva una sceneggiatura corposa e dialoghi taglienti.

Infatti quello che la sceneggiatura, orchestrata solo sulle fatiche fisiche e mentali della nuotatrice, non sottolinea abbastanza sono i lati interessanti di Diana Nyad, donna e atleta caparbia, egocentrica, egoista, esibizionista, come nella realtà risulta essere il vero carattere magnetico dell’arzilla nuotatrice statunitense. Una donna con un ego strabordante e molto carismatica, che per ben cinque volte tentò la clamorosa impresa in uno dei mari più pericolosi al mondo!

E avere a disposizione un’attrice come la Bening, bravissima nella sua interpretazione dove emergono tutte le ombre e le sfumature del personaggio, poteva rendere molto di più. 
Fra l’altro l’attrice, che è abbastanza atletica e buona nuotatrice, ha dovuto sottoporsi ad un allenamento rigoroso e costante, affiancata dalla nuotatrice olimpionica Rada Owen che le ha fatto da coach. Inoltre la Bening ha scelto un approccio radicale anche per quello che riguarda le controfigure, insistendo per averne il meno possibile.

Annette Bening in Nyad

Così come sono stati trascurati gli aspetti psicologici e il tormentato passato della nuotatrice. Primo tra tutti l’abuso da parte del suo coach, il rapporto con il padre, l’infanzia difficile e altre vicende personali. Aspetti e traumi poco approfonditi in un’analisi introspettiva solo abbozzata e superficiale del personaggio che risulta così essere meno umano rispetto alla figura formidabile di atleta che è stata, focalizzata solo sui suoi obiettivi. E a noi spettatori non ci viene restituito nel giusto modo il magma incandescente di emozioni, commozione, solitudine, tenacia prometeica di conquistare quel sogno a lungo trattenuto dentro di sé.

Mi viene in mente il mockumentary: I, Tonya, la storia drammatica della pattinatrice Tonya Harding interpretata dalla bravissima Margot Robbie. Qui lo spettatore ha potuto godere di una regia e di una sceneggiatura ben più interessanti.

La mancata ratificazione del record

Un altro dettaglio che secondo me, oltre a rendere una maggiore onestà narrativa al film, avrebbe dato più concretezza alla cronaca dell’evento, è stata l’omissione sul record legittimato. Ciò vuol dire che in realtà la traversata non è stata ancora certificata per una mancanza oggettiva di dati. Ad esempio, se qualcuno avesse già superato quel traguardo prima e che, pertanto, il Guinness dei primati si sia rifiutato di confermare il fatto. L’assenza di osservatori indipendenti e alcune possibili irregolarità nella velocità media misurata, la mancanza di regole, la scarsa documentazione, la formazione dell’equipaggio, il numero di barche presenti etc, che di fatto rendono l’impresa della Nyad una delle più controverse degli ultimi anni.

Parliamo della fotografia

Se la sceneggiatura zoppica, per fortuna la fotografia del cileno Claudio Miranda salva parecchio.

Claudio Miranda, Direttore della Fotografia
Claudio Miranda, Direttore della Fotografia

Miranda, nativo di Valparaiso, classe 1964, vanta una lunga collaborazione con David Fincher come suo assistente, prima di diventare anch’egli direttore della fotografia.

Lo ricordiamo per grandi film come Seven, Oblivion, Top Gun: Maverick, Il curioso caso di Benjamin Button per il quale viene candidato all’Oscar, e soprattuto per il film di Ang Lee “Vita di Pi”, 2012, per il quale vince l’Oscar.

I tre tentativi di Diana, prima della vittoria finale, vengono girati con una buona dose di spettacolarità. Così come sono resi meravigliosamente la spossatezza, la fatica fisica e mentale della grande atleta grazie ad una camera che si muove incessantemente dentro e fuori dall’acqua, conferendo notevole potenza alle scene.

La condizione allucinatoria che Diana prova durante una delle traversate è resa in maniera quasi onirica, trasportandoci in una dimensione irreale piena di colore e magia. Quasi facendo credere per un attimo allo spettatore che tutto sia solo il frutto di un sogno e dimenticare che gli occhi che vedono quelle immagini sono di una mente logorata dalle interminabili ore di nuoto, portata alla sfinimento in un sforzo oltre ogni umana sopportazione.

Nyad e le allucinazioni

Le vivide visioni della strada di mattoncini gialli del mago di Oz (forse simbolo della perdita dell’innocenza e del passaggio dall’infanzia all’adolescenza, vedi anche il costume da gara giallo della Nyad adolescente), e la visione del Taj Mahal sono commoventi tanto quanto ti stringono il cuore di paura e di ansia. Sotto quella coltre oceanica blu notte più assoluto, quelle immagini piene di apparente innocuità dove danzano strane creature dalle mille fosforescenze, ti avvicinano con lo spirito alla sfida di Nyad, portandoti a tifare per lei e sperando che davvero quella donna sola con se stessa possa farcela.

La colonna sonora

Le musiche sono opera di un altro Premio Oscar: Alexandre Desplat 

Alexandre Desplat. Compositore cinematografico

Desplat, parigino, classe 1961, figlio di una poetessa greca, è un compositore cinematografico e direttore d’orchestra francese appassionato di Ravel e Debussy. 

Inizia collezionando colonne sonore di Hitchcock di Bernard Herrmann, uno dei più grandi compositori cinematografici e decide di intraprendere una carriera come compositore cinematografico dopo aver ascoltato la colonna sonora di Star Wars di John Williams. 

Così come si ispira alle musiche di Maurice Jarre, Nino rota e Georges Delerue.

Nel corso della sua carriera riceve numerosi riconoscimenti tra cui:

due Oscar per la migliore colonna sonora originale per The Grand Budapest Hotel (2014) di Wes Anderson e The Shape of Water (2017) di Guillermo del Toro

due Golden Globe per la migliore colonna sonora originale per Il velo dipinto (2007) di Hohn Curran e per The Shape of Water 

tre premi Bafta per Il discorso del re (2011) di Tom Hooper, per The Grand Budapest Hotel e per The Shape of Water 

Questi solo per indicarne alcuni… ma non voglio tralasciare alcune candidature ai Golden Globe per gli splendidi film come Argo di Ben Affleck, Il racconto dei racconti di Matteo Garrone, L’albero della vita di Terrence Malick, Pastorale americana di Ewan McGregor, Pinocchio di Guillermo del Toro, Asteroid City di Wes Anderson, e il magnifico The Midnight Sky di George Clooney

Il film Nyad, oltre l’oceano non poteva avere miglior compositore. 

Ad una colonna sonora “d’annata” con musiche di Aretha Franklin, Simon & Garfunkel (splendida la canzone The sound of silence), Janis Joplin, Neil Young, che mitiga molto l’afflato drammatico, si affianca una colonna sonora originale.

L’album contiene la canzone originale Find a Way (titolo della biografia della Nyad), scritta da linda Perry ed eseguita da Jade Bird.  

La track numero 4 consigliatissima. Molto belle anche la 3, la 14 e la 16.

Dopo 52 ore di tragitto, tre sono le cose che Nyad dice davanti ad una folla acclamante sulle spiagge di Key West

Prima cosa: Mai mollare. Mai e poi mai. Seconda cosa: Non si è mai troppo vecchi per inseguire i propri sogni. Terza cosa: Sembra uno sport solitario, ma ci vuole una squadra.

Buona visione

@IncantoErrante

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