Il senso di una nuova antologia, come quella che prendiamo in considerazione in questa sede, va ricercato innanzitutto nella selettività dei Curatori della stessa (in questo caso Giuseppe Vetromile, Melania Panico e Rita Pacilio) nello scegliere i

Quattordici poeti inclusi

che, esprimendosi in maniere differenti, raggiungono in modo incontrovertibile esiti estetici alti.

Gli autori antologizzati sono in ordine alfabetico: Lucianna Argentino, Marco Bellini, Luigi Cannillo, Paola Casulli, Stefania Di Lino, Francesco Filia, Federica Giordano, Suzana Glavas, Antonietta Gnerre, Cinzia Marulli, Angela Ragusa, Davide Rondoni, Vanina Zaccaria e Alexandra Zambrà.

Il filo rosso che guida l’opera vista nel suo insieme è quello della tematica del mare, in particolare del Mediterraneo, un mare considerato geograficamente ma soprattutto interiorizzato, come afferma nella prefazione densissima e ricca di acribia lo stesso Vetromile.

Il testo è strutturato con la presenza iniziale della suddetta introduzione di Vetromile alla quale seguono le sillogi delle poesie degli autori e delle autrici precedute ognuna dalla nota critica a cura di Melania Panico.

Poi incontriamo le conclusioni di Rita Pacilio, i ringraziamenti dello stesso Vetromile e le note biobibliografiche degli Autori e dei Curatori.

Dunque il nostro “mare” interiore: partiamo da lì per emergere nel mondo, per affrontarlo e per viverlo, sotto tutti gli aspetti; dalla nostra storia, dal nostro tempo, dalla nostra cultura e dal nostro potenziale creativo, per inserirci nel grande e variegato, e variabile mosaico della nostra civiltà e della nostra particolare conoscenza dell’”altro e degli “altri”, così scrive Giuseppe nella sua nota e del resto il Nostro si può considerare, nella sua poliedrica produzione, tra l’altro, un bravissimo curatore di antologie stesse avendone in passato prodotto anche altre.

Nell’introduzione Vetromile si sofferma anche brevemente sulle poetiche di ciascun partecipante.

Il mare come metafora della liquidità del pensiero

e della vita attuali, inoltre, come viene a realizzarsi il vissuto attuale nel postmoderno occidentale.
Splendida anche l’immagine in copertina di Laura Bruno intitolata Infinito abisso, un acrilico su tela.

Da Omero con l’Odissea ad Ungaretti con L’allegria dei naufragi e Il porto sepolto, da Melville con Moby Dick fino ad Hemingway con Il vecchio e il mare, il mare stesso ha sempre attirato e ispirato i poeti e i narratori con il suo fascino ora numinoso, ora tendente all’incanto e alla bellezza.

Il mare anche come liquido amniotico, punto di partenza e di arrivo dell’esistere come afferma lo stesso Curatore.
Dunque una pubblicazione originale e piacevole Mare nostro quotidiano nella quale il fruitore può navigare senza ricorrere all’onnipresente internet.
Ha scritto Jung che il mare è come la musica: contiene e suscita tutti i sogni dell’anima e si può aggiungere che la poesia stessa deriva dai sogni, da quelli ad occhi aperti soprattutto.

        LETTERA DALLE DUNE –  La Partenza  – Il Viaggio – L’Addio  

La partenza

Tu che mi fosti voce nella finitezza dei giorni,
voce che a tratti sanguina a strapparsi dalle parole
credimi,
 tu, ora,
se dico che è il mare il tempo dell’addio,

il respiro, l’acqua di tutto l’universo a farsi ossa e grida e braccia portati via dalla corrente. Da sponde e mare che crescono
agli angoli della bocca,
 senza guinzaglio a rodere l’onda,
collassare come mani cieche di violentissime stelle
Con queste labbra dell’arsura
ti dico – Non andare – . Ti dico, anche, – Vai! –
Con i gesti scomposti, a contenere gemiti ché tanto
le pianure si appoggiano alle dune e dalla dune

ridiventano incompiute carovane
nella pietra,
 nel sale, nei nidi come vasti seni senza fondo,
ruvidi mosaici di pelle senza più scrittura né fuoco.
Ogni scintilla vuota e silenziosa di vie lattee senza rumore di stelle.

Il Viaggio

In questo tuo viaggio oltre il bilico dei morti – già morti –
dispersi, trascurabili volti,
sorge la Grande Notte.
 In essa si profila il vetro di tutte le menzogne
su cui scivola, lo vedi, l’orlo della luce, il seme degli alfabeti
il respiro e gli occhi con quelle ristrettezze di attributi,
quelle piccole cose che verso l’alto si propagano e poi
cadono.
 Semicerchi cavi di riservatezza
a dire il mare – a dire il mare che si perde nella vastità di piccole stelle.

Chi ti fa compagnia? In queste notti di ciglia serrate, di freddo
guizzante e il rumore del motore a raccogliere noci di pianto,
iridi sepolte sotto i fondali.
Spalancate iridi come echi che inascoltate all’udito
si vestono di memorie e di olfatti.
E si resta a recitare nomi di fiori ciechi di giorni
Nulla è più condizionato dal pretendere un colore in più.
Gli istanti hanno perso le stelle. E sempre le stelle sono uomini.

Centocinquanta, duecento. Donne a rapprendersi in ogni assenza.
Uomini che il sonno si addolora nei mormorii
e le correnti diventano melma fetida. Cadono tutti,
capovolti in questa indecenza. Riempiti di sassi
per l’aggiustatezza delle ossa e le guerre eterne
nel sottostante strapiombo
senza chiarità che tu possa distinguere.
Senza adulazioni al guinzaglio che diano direzioni e lanterne.

L’Addio
Sono distesa sul campo freddo di spazi
dagli innumerevoli blu e bianchi, e grigi. Tante sfumature hanno 
queste onde. Questo vuoto tragitto senza pause nella gola,
senza punteggiatura di respiri e polmoni.
Se farai sosta in questo bosco di acqua e sale
portami le stelle,
tu che mi salutasti
dalla spiaggia lacerata da stagioni fermate come aghi nel cielo
portami le stelle. Finché l’ultima goccia del mio sangue
sia riportata tra spighe leggere
a succhiare abeti per aliti di resina, portami le stelle
Ci vogliono le stelle a serenarmi d’autunno.

@IncantoErrante

MARE NOSTRO QUOTIDIANO
Autori – Aa Vv – Edizione: Scuderi Editrice, Avellino 2018 –  A cura di Giuseppe Vetromile.
Note critiche di Melania Panico – pp. 87  – prezzo: € 12,50
Recensione a cura di Raffaele Piazza Pubblicata su: Literary nr. 5/2018

Copertina di Laura Bruno

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here