Di Paola Casulli |

 

La lotta è appena incominciata. E l’Argentina apre la strada.

 

Un anno doloroso, il 2020, per l’Argentina.

La grave crisi sociale ha attraversato il Paese come uno tsunami dopo che l’economia è crollata del 20% nel secondo trimestre dell’anno e l’inflazione, che accelera inarrestabile, si avvicina al 4% al mese.

La terza economia dell’America Latina è anche la dodicesima nella lista dei paesi con il maggior numero di casi di Covid-19.
I casi di contagio superano i 350.000 e le morti si avvicinano a 7.500 

Eppure un risultato felice, raggiunto dopo anni di lotta femminista, ha traghettato il paese nel 2021 portando con se una grande vittoria: il diritto di abortire in modo legale, sicuro e gratuito e dire stop alle migliaia di interruzioni clandestine, effettuate in costose cliniche private per le donne appartenenti ai ceti medio alti, ma in strutture che non rispettano le norme di sicurezza mettendo a repentaglio la salute delle donne povere, precarie nere, indigene, andine e afrodiscendenti che sono sottoposte anche ad altre violenze come la sterilizzazione forzata.

Women in Argentina calls for legalization of abortion
A woman paints her face green during a rally to demand the legalization of abortion, in Buenos Aires, Argentina, 19 February 2020. EPA/ENRIQUE GARCIA MEDINA

Il movimento che si è battuto per questa legge
– la Campaña Nacional por el Derecho al Aborto Legal, Seguro y Gratuito –
è nato 15 anni fa per affiancare le femministe nella battaglia per la legalizzazione dell’aborto.

Le attiviste che ne fanno parte indossano i pañuelos, i fazzoletti.

Richiamano quello bianco che portano le madri e le nonne di Plaza de Mayo, i movimenti che dal 1977 lottano per i desaparecidos della dittatura argentina e per identificare i tanti bambini nati durante quegli anni.
Sottratti appena nati alle centinaia di donne incinte, appartenenti alla resistenza al regime, che erano state imprigionate e tenute in vita fino al parto. Poi, i loro figli venivano consegnati a famiglie di militari o persone vicine al regime che non riuscivano ad averne mentre loro venivano uccise, così come erano già stati ammazzati i loro compagni.

Argentina-aborto-marea-verde
Argentina-aborto-marea-verde

Il colore verde, invece, è simbolo di lotta
ma anche legato alla speranza e alla salute.
Il verde che sovrasta l’azzurro degli antiabortisti.

E sul popolo azzurro di Mauricio Macri e contro lo slogan antiabortista «Salvemos las dos vidas», ha avuto la meglio la marea verde.

Dopo aver ottenuto l’approvazione alla camera dei Deputati, il Senato ha approvato in via definitiva la legge sull’interruzione volontaria della gravidanza. 

L’aborto è legale fino alla quattordicesima settimana di gravidanza. 

Le minori di 13 anni potranno abortire con l’approvazione di almeno uno dei loro genitori o un rappresentante legale, mentre le donne di età compresa tra 13 e 16 anni avranno bisogno dell’autorizzazione solo se la procedura compromette la loro salute; dai 16 anni in poi la decisione spetta unicamente alla donna.  

Questa è la seconda volta nella storia che un progetto per legalizzare l’interruzione volontaria di gravidanza è stato discusso al Congresso argentino, dopo che nel 2018 un testo simile era stato approvato solo dalla Camera.

La stessa Cristina Kirchner, presidente dal 2007 al 2015 e dal 19 dicembre 2019 vicepresidente dell’Argentina, pur nutrendo idee progressiste, schiacciata dal peso del fronte conservatore e dalle influenze della Chiesa, contrari a una liberalizzazione, non era riuscita a infrangere quello che considerava un vero tabù. 

Così come è stato impossibile sotto la Presidenza del conservatore Mauricio Macri.

Mentre l’Argentina di Alberto Ángel Fernández diventa, dal 29 dicembre 2020, uno dei pochissimi Paesi dell’America Latina dove è permessa l’interruzione volontaria di gravidanza (IVE nella sigla in spagnolo). 

“Non è un tema morale o religioso”, ma di salute pubblica, aveva detto Alberto Fernandez durante la campagna elettorale. 

Argentina, aborto. Ragazze piangono di gioia per la vittoria riportata
Argentina, aborto. Ragazze piangono di gioia per la vittoria riportata

Con la nuova legge, l’Argentina spicca in testa alla piccola lista dei Paesi dell’America Latina che consentono alle donne di decidere sul loro corpo e sul desiderio di essere o meno madri. Lo hanno già fatto Uruguay, Cuba, Guyana e lo Stato di Città del Messico. Negli altri restano restrizioni e condizioni. 

In alcuni, come il Nicaragua, Repubblica Dominicana e Salvador
è vietato in ogni caso
e il semplice sospetto di aver interrotto volontariamente una gravidanza
è punito con una condanna fino a 30 anni di carcere.

Ci sono decine di donne, spesso ragazzine, in galera perché hanno abortito dopo essere state violentate da qualche parente.

Una ventata di speranza dunque, questa vittoria argentina, per quelle città latino americane dove bambine e adolescenti sono ancora obbligate a portare avanti la gravidanza e a partorire, e che ancora muoiono nell’indifferenza della chiesa, governi poco liberali e politiche conservatrici. 

INCANTOerrante

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