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    la Venere Esquilina invisa a Rohani

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    https://youtu.be/IiNZg_NL71E

    Presso nessun altro popolo come in quello greco dell’antichità, la bellezza fu tenuta in così alta considerazione, e dunque esaltata in una forma d’arte senza eguali, come presso di loro. La bellezza era considerata il fine più alto dell’arte. Soprattutto nella scultura che, ancor prima della pittura e dell’architettura raggiunse, nell’epoca ellenistica, un livello di perfezione assoluta. Tanto da conferire alle statue quell’aspetto agile e leggiadro mai eguagliato in seguito. Dove le forme defluiscono le une nelle altre finché il marmo sembra prendere vita e respirare.
    Una di queste meravigliose sculture è stata celata dentro un enorme e brutto parallelepipedo per impedirne la vista agli occhi del Presidente della Repubblica islamica dell’Iran, Hass Rohani, in visita ufficiale in Italia nei giorni scorsi. Il 27 Gennaio l’Italia dei Musei Capitolini si è svegliata attonita di fronte all’oscurantismo di un governo, il nostro, che ha scelto di coprire un’eredità artistica di rara bellezza e pregio nel tentativo goffo e imbarazzante di non offendere la presunta suscettibilità di un governo, quello iraniano, che di sconcezze ne ha di ben altre e di ben diverso peso. La statua su cui mi voglio soffermare è la Venere Esquilina. Un’originale di epoca ellenistica, e non una copia romana, della seconda metà del I sec. a.C.
    Considerata per molto tempo una Venere, in realtà, secondo anche le considerazioni del professor Paolo Moreno, la statua è una raffigurazione di Cleopatra. A campeggiare nella Galleria degli Horti Lamiani, è l’ultima regina della dinastia dei Tolomei. Il bellissimo viso, il corpo sinuoso e un po’ acerbo, i seni piccoli e i glutei alti, appartengono alla donna amata da Cesare che le fece erigere la statua durante la permanenza a Roma della regina. Tra il 47 e il 44 a. C. Cleopatra doveva avere all’epoca circa 23 anni. Una regina dal destino tragico e sfortunato. Di cui forse tutto ignorano quei posteri ignoranti e bigotti che ne hanno nascosto le meravigliose fattezze.

     

    Incanto Errante

     

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