Esposizione fotografica
di Incanto Errante
dal 13 al 20 gennaio
Torre dell’Orologio – Pomigliano d’Arco –
Rassegna artistica
I COLORI DELLA POESIA
a cura di Annamaria Pianese e Mario Volpe

Paola Casulli, poetessa, si avvicina alla fotografia quando decide di affidare i propri versi a delle immagini capaci di restituire l’intero senso del testo poetico in un solo colpo d’occhio.
Sperimentazione, questa, che la porta a esplorare anche la scrittura di altri poeti, contemporanei e moderni, in un percorso che mette in connessione parola e immagine.
In questa sua partecipazione alla Collettiva “I colori della poesia”, l’artista propone un progetto fotografico collegato alla poetica di Paul Celan.
L’esito, lontano dalla retorica della facile persuasione, si srotola su moduli dubitativi in un gioco continuo di dissociazioni. E arriva, tuttavia, a un’ardita unità dove, come in Celan, la pura idea di arte e l’istanza realista finiscono per coincidere. Capovolta la concezione romantica che vuole l’arte fine a se stessa, la nuda realtà diventa unico oggetto artistico possibile. Ma, come in Celan, anche qui l’irruzione della storia nell’ordine dell’universo sconvolge ogni senso plausibile, e investe l’arte di un ruolo particolare.
La fotografia, e quindi l’arte, in Paola Casulli non è più un Prius, un dato da presupporre incondizionatamente. Diventa invece turbativa. Refrattaria a essere mero fascino inesplicabile, disvela la fatalità a cui l’universo e le sue creature sono sottoposte.
Nella ricostruzione di Paola Casulli il cammino del mondo e degli esseri viventi, che sembra avviarsi ineluttabilmente verso limpossibile, trova una prospettiva di salvezza.
Se in Celan questo processo avviene attraverso il virtuosismo salvifico della parola in connessione con l’esperienza artistica, nel progetto della fotografa poetessa si esplica nella carica simbolica attribuita ai dettagli dell’immagine fotografica. Al reciproco scambio di identità e funzione tra oggetto e soggetto. Al valore paradigmatico dei sogni. Al linguaggio di suggestioni radicate nell’inconscio. E se il soggetto di ogni scatto resta fuori campo, viene poi messo a fuoco nel significato globale.
Come nella poetica di Paul Celan, nella fotografia della Casulli c’è la consapevolezza che la Storia investe il destino dell’uomo. Eppure, dopo il nichilismo iniziale, l’immagine rivela una condizione di salvezza. E anche qui è sempre l’atto paradossale di donazione di sé a un dio che si dimostra inesistente a porre fine alla sofferenza.
Così, a chiusura del percorso artistico in esposizione, l’ultima fotografia della serie mostra l’Umanità, tornata a uno stadio infantile e primigenio, sulla porta delluniverso.
Per un nuovo inizio.
Perché l’uomo sia ancora “un tutt’uno con la carne della notte”.

Incanto Errante

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