Quanti di noi, da bambini, non hanno mai giocato a indovinare per primo le capitali del mondo? E chi ricorda quanto grande fosse il senso di frustrazione e di disagio per aver perduto inesorabilmente davanti all’amico che le snocciolava come fossero i giocatori di una squadra di calcio? Fabrizio Nicoletti, oggi scrittore e assiduo viaggiatore, è stato quel bambino che già a sei anni le ricordava tutte a memoria. Con quella precisione e memoria indefettibile che non avrebbe lasciato scampo neanche a un novello Marco Polo.

Shoot for The Moon ha il privilegio di presentare su questo blog, un’intervista a puntate che racconta l’uomo Nicoletti nonché il viaggiatore instancabile. Fabrizio, come ci racconterà egli stesso, viaggia da solo in giro per il mondo da parecchi anni, annoverando circa 90 paesi visitati. I suoi due libri: “A come Asia” del 2011 e “I come India” del 2015, sono l’appassionato resoconto di alcuni di questi viaggi. Libri il cui contenuto approfondiremo nelle puntate successive.

 

Di seguito una breve introduzione, dello stesso Nicoletti, all’ intervista che sarà pubblicata dal mese di luglio per tre mesi successivi. Godiamoci questo incipit sognando già di terre lontane e luoghi esotici, con i suoi abitanti e con le sue tradizioni così diverse e lontane dal nostro comune modo di vedere le cose; i suoi pericoli, le ombre e le paure, ma anche l’amore per ciò che è diverso e l’insegnamento ad aprirsi sempre e il saper accogliere il nuovo e il magnifico che c’è sempre intorno a noi.
Incanto Errante

“La mia è una storia di vita banale, costretta tra i limiti di una società invadente e gli ostacoli di un carattere schivo poco incline alle finzioni e ai compromessi e tendente alla solitudine e all’autosufficienza emotiva.
Se un bel giorno non avessi intravisto quello che al poeta mio concittadino fece esclamare ” il varco è qui?”.
Avevo 6 anni. Ovviamente no. Ne avevo qualcuno di più.
Ma 6 anni è la prima delle mie date fondamentali: i genitori, entrambi insegnanti, fecero un gesto dalle conseguenze imprevedibili e ad oggi non ancora ben definite, mi misero sotto gli occhi un atlante geografico.
E, come un autentico riflesso pavloviano, un imprinting neonatale celato sotto chissà quanti altri strati di coscienza ancora indefiniti, ho detto: “Questo sono io, questo è il bimbo Fabrizio.”
Ai miei non basterebbero cento vite per pentirsi abbastanza, al Bimbo Viaggiatore in nuce altrettante per ringraziarli.
Alea iacta est!
In men che non si dica l’aspirante Marco Polo con i dentini da latte imparò tutte le capitali del mondo, i fiumi più lunghi, le montagne più alte, i laghi più profondi.
Il Viaggiatore Bulimico o per dirla con gli appassionati anglofoni dell’ultima ora, il viaggiatore Wanderlust era nato.
Saltiamo a pie’ pari circa 26 anni di vita, ai miei 25 lettori il resto non interessa.
Il Bimbetto ormai cresciuto, abbandonati finalmente i suoi interminabili elenchi di dati geografici, scopre che c’è vita oltre le Colonne d’Ercole e riesce finalmente a far seguire l’Azione al Pensiero.
Il primo viaggio in Oriente di 6 mesi nel 1998-1999 vede il nostro Peter Pan districarsi tra lingue sconosciute, statue dal sorriso enigmatico e misterioso incendiarsi col primo raggio del giorno e qualche giovane e spigliata avventurieria spiegargli che si, il senso di appagamento artistico non è l’unico possibile.
La Rivelazione finalmente.
Di cosa?
Di un Percorso, di una inclinazione, di una predestinazione.. o forse di un’ Essenza.
Da quel giorno il ragazzino, come un uccellino in gabbia che sbatte le ali perché sa che l’assenza di movimento è pericolosa anzi infausta, ha visitato quasi 90 paesi. E incidentalmente scritto due libri:
“A come Asia- 24 mesi tra gli occhi a mandorla e non solo ” uscito nel 2011.
” I come India- 15 mesi tra Sari, Sadhu e Smartphone” uscito nel 2015.
In attesa di spodestare il Poeta toscanaccio collerico, si consola progettando viaggi per i prossimi lustri a venire.
Anche se, memore del Bimbo un po ingenuo che fu, spera sempre in cuor suo di poter trovare un posto da poter finalmente chiamare Casa.
La ricerca, incessantemente e a volte faticosamente, continua.
Ed è questo che dà il senso a tutto il resto”.

Fabrizio Nicoletti


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