Paola Casulli, poetessa, si avvicina alla fotografia da quando decide di affidare i suoi versi ad un’immagine che potesse restituire l’intero senso del testo poetico in un solo colpo d’occhio.

Un esperimento che la porta via via ad esplorare anche la scrittura di altri poeti, contemporanei o moderni, in un percorso che mettesse in connessione comprensione e interpretazione della parola con quella dell’immagine.

In questa sua partecipazione alla Collettiva “I colori della poesia”, Paola Casulli privilegia un percorso fotografico in connessione con la poetica di Paul Celan. L’esito non obbedisce certo ad una retorica della facile persuasione ma si sdrotola su moduli dubitativi in un gioco continuo di dissociazioni. Arrivando, tuttavia, ad un’ardita unità dove, come per Celan, la pura idea di Arte e l’istanza realista alla fine collimano.
Come in Celan l’arte, come concezione romantica di essere fine a sé stessa, si capovolge, poi, in una esaltazione della nuda realtà come unico oggetto dell’arte fino a quando l’esperienza annichilente della storia la consegna ad un’unica identità di rappresentazione.

Nelle 12 fotografie in mostra, l’interpretazione é affidata certo all’intuizione. Ma resta costante il fatto che nella fotografia, come nell’arte, alla fine qualcosa “accade”. Come in Celan l’irruzione della storia nell’ordine dell’universo sconvolge ogni senso plausibile investendo l’arte di un ruolo particolare. L’arte, e quindi la fotografia in Paola Casulli, non è più un Prius, un dato da presupporre incondizionatamente. L’arte diventa per così dire, turbativa. Refrattaria a restare mero fascino inesplicabile, disvela la fatalità a cui l’universo e le sue creature sono sottoposte.
Lo sdoppiamento che in Celan avviene tra Arte e Poesia nel progetto fotografico di Paola Casulli, avviene tra Arte e Fotografia.

Nella ricostruzione dell’artista il cammino del mondo e delle sue creature, che sembra avviarsi ineluttabilmemte nell’impossibile, trova una prospettiva di salvezza. In Celan questo percorso avviene attraverso il virtuosismo salvifico della parola, nel progetto della fotografa poetessa, si esplica nella carica simbolica attribuita a dettagli della percezione. Al reciproco scambio di identità e funzione tra oggetto e soggetto. Al valore paradigmatico dei sogni. Al linguaggio di suggestioni radicate nell’inconscio. E, se il soggetto di ogni scatto, resta per così dire fuori campo, viene poi messo a fuoco nel significato globale.

Come nella poetica di Paul Celan, nella fotografia della Casulli, la consapevolezza della storia investe il destino dell’uomo. Diviene invasivitá che rivela, dopo il nichilismo iniziale, una condizione di salvezza. Come in Celan anche nel progetto fotografico di Paola Casulli  é sempre l’atto paradossale di donazione di sé a un dio che si dimostra inesistente a porre fine alla sofferenza.
L’ultima fotografia della serie mostra l’umanità  tornata bambino sulla porta dell’universo. Per un nuovo inizio. Perchè l’uomo sia ancora “un tutt’uno con la carne della notte”

Incanto Errante ♥

una sola carne con la notte
Una sola carne con la notte
Baluginante dio
Baluginante dio
Ecco che le ombre non verranno
Ecco che le ombre non verranno
Il vivido sogno pone le sue uova
Il vivido sogno pone le sue uova
Luminato dall'inatteso
Luminato dall’inatteso
Soltanto tu sei qui d'argento
Soltanto tu sei qui d’argento
Oscurato il potere delle chiavi
Oscurato il potere delle chiavi
Cuore fatti conoscere anche qui
Cuore fatti conoscere anche qui
Qui noi non abitiamo
Qui noi non abitiamo
Non ci sarò
Non ci sarò
Libertà
Libertà
Attorno al viso tuo i fondali
Attorno al viso tuo i fondali

Foto di Incanto Errante

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