Paola Casulli

SARTIE, LUNE
E ALTRI BASTIMENTI poesie di isole e di amori
La Vita Felice – Luglio 2017

prefazione di Salvatore Contessini

Sorpresa marina

Sartie, lune e altri bastimenti è una silloge che inneggia al mare, scritta al femminile, inusuale per quanto attiene all’immaginario collettivo, che profila solo marinai o meglio uomini che vanno per mare, celebrati da sempre come due facce di uno stesso conio. Mi viene in mente Itaca di Kavafis, o Il vecchio e il mare di Hemingway. Qui invece, il punto di vista è quello di una donna: Paola Casulli, la cui dichiarazione d’amore per il mare indossa una veste che non è quella cui siamo abituati. L’intensità che avvolge l’intera raccolta non affievolisce mai la spasmodica tensione in cui è organizzato il verso, né si rilevano inciampi in stereotipi consueti.

Il mare è il soggetto del privilegio unitamente all’amore che vi si legge, metafora salmastra di ben più profondi sentimenti, porta con sé la conformazione femminile dell’acqua, la calma amniotica del contenente.

Le composizioni non narrano tempeste né burrasche, raramente vestono i panni devastanti o paurosi dei marosi inquieti o delle correnti oceaniche. Ci troviamo con maggiore frequenza in paesaggi di golfi rasserenanti o in arcipelaghi pelagici. Il riferimento terrigeno è l’isola e non certo il continente. Si coglie il respiro del mare come cadenza di energie sottili irradianti da particelle astrali impermanenti, che si fanno distanza, sintesi fluttuante di stringhe in manifeste pluridimensioni simboliche. L’onda letterale non cessa il moto perfino se si crede inganno. Ogni molecola salina sbiadisce in riva al mare; Circe, incrollabile, si duole di nebbie che attenuano lo sguardo; il suo, fisso nel cielo, scruta la rotta che gli ritorni Ulisse.

Il minuto dondolio del mare aperto sostiene l’olio degli affanni, il suo colore intenso, dipinto da sapienti pennelli, consente il cullarsi di pensieri da riposo.

Su questi capisaldi si tesse la narrazione amorevole; quella amorosa è quella passionale. Non un fuoco ustionante, ma un benefico calore come quello del sole settembrino, dolcemente insinuante, avvolgente le carni e le ossa, i pensieri e i sentimenti più profondi.

Paola è una sorpresa marina, di una intensità struggente, smuove visceralmente e fa tremare il respiro fino al fremito del liquido salino.

Ciò che compiutamente descrive è la rêverie dei nostri passati, quella che ha adottato vasti orizzonti e non anguste insenature dove non entra lo scafo del proibito.

L’illecito arriva, impensabile come uno squarcio nell’insieme dei veli che offuscano le nostre di difficili traversate. Ci porta a divagare su flutti di schiuma bianca con movimenti di spirale corporale, mancanza d’aria nei polmoni e assenza dell’orientamento sul soggetto.

Paola chiede che le si parli di un’altra vita, ne percepisce l’esistenza, ma non ne conosce le leggi che la governano. Ancora ignari, noi tutti, possiamo solo ipotizzare l’esistenza di una vita parallela, compiere passi impercettibili che diverranno regolari e sciolti. Ora co- nosciamo le solitudini e ci sopravviviamo senza alcun timore; Paola ce lo ricorda e ce ne racconta la liquidità.

Salvatore Contessini

Sartie, lune e altri bastimenti

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Tu sai
 come baciarmi dentro
mordermi dalle costole le ali che fanno male.
Voglio strade che dormono vuote
mentre io resto insonne
a chiedermi se godi o tremi
lontano dalla mia notte.
Il mio corpo disabitato gocciola resina,
ho fiori sulla fronte e brina
e mille pianure che cantano di te.

E poi è di nuovo sabato.
Le nostre scapole ricordano i punti oscuri,
quel modo arbitrario di essere felici e tuttavia
è così poco lungimirante il tuo viso quando sorridi
e fai brillare gli occhi in quell’angolo del letto
dove fiorisce l’oleandro.
Adesso tu che siedi come chi siede sotto un albero
a chiedermi un ritratto.
Io non faccio domande.
Sei così bello
è meglio che io non veda
è meglio che io non veda niente.

Sapevamo di essere nella stessa vita
a bassa voce
come crocifissi appesi al muro
quasi dispiaciuti, volgendo lo sguardo
altrove.
Così mai più visti.
Colti da quella strana euforia del dolore.
A dirci mille volte preghiere. A farci dei
vestiti addosso bianchi fiori. Compiuti
nell’imperfetta bellezza delle cose
familiari. Un rapimento la vasta luce diamante
che pare sangue di un nuovo toccare.

INCANTOerrante

Recensioni :

  1. Giuseppe Vetromile per Paola Casulli sul blog Taccuino Anastasiano
    Il caleidoscopico mondo marinaro di Paola Casulli in “Sartie, lune e altri bastimenti”

È indubbio che il mare è una delle principali fonti ispirative per un poeta. Mare inteso nel senso più ampio, includendo tutto un mondo che con esso ha legami e riferimenti: navi, quindi, bastimenti, ma anche isole, promontori, lagune, e, soprattutto, navigatori e naviganti.
Il senso del mare, la sua vastità azzurra, l’indefinita apertura che esso suscita negli animi più sensibili, il desiderio di solcarlo fino a quella lontana e asintotica linea dove il cielo si congiunge con esso, il profumo di salsedine che emana, il sole e la luna che s’incastonano nel suo cielo, il primo di giorno e la seconda di notte, risveglia in noi un senso di appartenenza forte, non privo di un certo timoroso rispetto e di meraviglia, nei confronti di un mondo che appare giustamente equilibrato, dove nulla è dato al caso ma tutto s’incastra magnificamente in un mosaico i cui confini trascendono persino l’umana comprensione.
Non possiamo fare a meno del mare. Che sia una strada immensa e colma di inganni e di sorprese, come la rotta seguita da Ulisse per raggiungere la sua Itaca, o che sia il mezzo più opportuno per convalidare le proprie teorie di carattere geografico, come il viaggio di Colombo verso le “sue” Indie, o che sia il desiderio di spogliarsi di tutte le cose futili e rimanere da soli al cospetto delle stelle e del silenzio rigeneratore, come le traversate in solitario, il mare è elemento di vita e di vitalità da cui non si può prescindere.
E i Poeti cantano la sua azzurrità, la sua possanza e la sua immensità: specchio del cielo da cui nascemmo e nel quale ben volentieri nuovamente ci immergiamo.
Paola Casulli è tra questi poeti che hanno con il mare, inteso nel senso più ampio, un rapporto intimo, con un continuo, amorevole e imprescindibile sguardo rivolto a quel mondo, da cui ne trae vigore, colori, profumi, sogni, vitalità. Non per nulla la nostra brava autrice è nata ad Ischia, l’antica Pitecusa, prima colonia greca, fonte di ricordi e di nostalgie di avventure per Paola, tanto da farle realizzare una sua iteressante raccolta dal titolo Phitekoussai, racconti di un’isola (Kairos Edizioni, Napoli), sua seconda opera in ordine di tempo.
Ma “Sartie, lune e altri bastimenti”, titolo alquanto emblematico di questa sua recente raccolta, è altra cosa. Qui il mare non è proprio quello di Ischia, o non soltanto quello, bensì rappresenta lo sfondo naturale del pensiero poetante della Casulli, uno sfondo dove l’elemento liquido è preminente, ma non soltanto quello: vi è infatti, in questa sua opera molto gradevole, un’apertura a visioni di mondi intimi, a introspezioni di carattere sociale, a reminescenze personali e a nostalgie di luce e di amore. La materia, anzi la materialità delle cose, si svapora nel canto delle sue poesie, ed ogni cosa, ogni immagine, ogni ricordo, ogni speranza, diventa fluida e osmoticamente assorbita dal cuore dell’autrice, accettandone i motivi esistenziali, le mille domande, le infinite possibilità. “Non sono che materia ficcata nella terra – ella afferma nei versi di pag. 28 – guerriera che apre le braccia alla storia / e divento trasparenza di pietra gettata in mare / sbalzata via dalla sabbia per un vulcano di vento”.
Il mare è dunque sottinteso, argomento da tenere in conto, nelle espansioni poetiche di Paola Casulli: un riferimento forte, “incommensurabile”, come giustamente afferma Salvatore Contessini nella sua dettagliata prefazione. E in questo rapporto “incommensurabile” tra l’anima dell’autrice e il mondo marino, che è poi anche il suo mondo interiore, dove ella assume tutta l’energia vitale, tutto l’impeto che la proietta verso la solarità del mondo esterno, Paola ritrova il senso del creato, o almeno un equilibrio, anche temporaneo, che le giustifichi il solito banale lavorio giornaliero, o la cosiddetta piatta quotidianità. Ecco dunque il perché del titolo: “Sartie, lune e altri bastimenti”: sartia è il legame allegorico, ineluttabile, alla terra, intesa in tutta la sua materialità e regolarità sociale; luna è simbolo di nostagico amore; bastimenti è l’allegoria del viaggio, il desiderio di intraprendere nuove rotte per nuovi orizzonti di luce. Ma il sottotitolo è ancora più interessante e impegnativo: “Poesie di isole e di amori”: ed è qui il nocciolo del sentimento poetico della Casulli, proprio in questa definizione. La solitudine è un precario miscuglio di emozioni contrastanti, la consapevolezza dell’abbandono della carne in un oceano sconfinato, dove la speranza-Dio-amore è l’ultima spiaggia: “Il mondo attende tutti l’alta marea del distacco. Prima o poi, sarà posato lì, sul disordine di ombre che si allungano; fermiamo il piede nell’ora puntuale della tempesta. Noi, assorbiti dalla fissità dell’oceano. A commuovere Dio oltre la carne.” (pag 40).
Insomma, ancora una volta è l’amore, sentimento inteso nel più ampio significato, che muove la nave (i “bastimenti”) in lungo e in largo, per la vastità del mare, toccando sponde e spiagge, raggiungendo e riappropriandosi delle isole-solitudini abitate da un’umanità “legata” con robuste “sartie” all’inderogabilità della terra, sotto i raggi di una luna romantica e ispiratrice. Ed è veramente questo l’amore che anima e appassiona la nostra autrice:  È festa di labbra / dove la rena si posa in traduzioni saline. / L’anima in puro desiderio di te / sospende le brume nostalgiche / al di là del tutto il temporaneo Poi” (pag. 17). Ma traspare anche molta amarezza, una sorta di rimpianto o di rassegnata consapevolezza dell’irraggiungibilità della meta: “Cosa ci rende nostalgici? / Distanziati sul nostro promontorio / ciascuno con i piedi fuori dalla marea / a sentirci salvi ma opachi / senza l’onda che, pur ferendoci, / ci avrebbe portati via / ad infilare il volto sotto l’acqua e lì dormire / sotto le profondità. / E ci sono voci non malignità, / a bere il fondale fino all’ultimo addio.” (pag. 16). E ancora: “Chissà com’è l’attesa di un incontro / quello spostamento / come mancanza di definizione. / Si perde dietro un tornante la voglia di te. / – Basterà oppormi ai tuoi no – / per ricucire la tenerezza di una città / sui fianchi in attesa del mio divenire. / Conosciamo le solitudini / – Ci sopravviveranno – “ (pag. 44).
Un libro, quest’ultimo della Casulli, che a leggerlo si è condotti per mano in un universo fluido e nello stesso tempo denso di riflessioni, di considerazioni sull’intimo ma che si allargano a tutti, perché il pensiero di uno (dell’autrice) è condivisibile in generale, e il lettore stesso, “sostituendosi” emozionalmente all’autrice, fa propria la storia e l’avventura, l’idea e l’immagine, il desiderio e l’amarezza, insomma il viaggio della vita.
Anche lo stile, la modalità della composizione poetica, si uniforma al contenuto: nessun titolo è dato ai brani poetici della raccolta, ma soltanto una citazione-esergo in corsivo all’inizio di quelle che potremmo definire sezioni, ma che in sostanza hanno il pregio di “riassumere” in pochi versi ben centrati e illuminati il dire poetico della Casulli: autrice, poetessa, di sicuro spessore nell’attuale panorama poetico italiano.

Paola Casulli, “Sartie, lune e altri bastimenti”, Edizioni La Vita Felice, Milano, 2017, Collana Agape; prefazione di Salvatore Contessini.

Giuseppe Vetromile    15 settembre 2017
Taccuino Anastasiano
Recensione sul blog

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2. Ilaria Cino per Paola Casulli con «Sartie, lune e altri bastimenti» sul blog
    “Le stanze di carta”

Il libro di Paola Casulli “SARTIE, LUNE E ALTRI BASTIMENTI ” ( Editore La Vita Felice – Collana Agape 159) è un’interessante testimonianza di poetica femminile sulla relazione tra due “Mondi incommensurabili, tra l’uomo e il mare”; intesi come due opposti linguaggi, entrambi dotati di “avidità d’intenti” che cercano sull’orizzonte immaginario della parola una misura dialogica comune.
S’intravede nell’opera poetica della Casulli una concezione della poesia prossima a quella della Rosselli, come terreno linguistico su cui si scontrano il linguaggio del privato, dell’interiorità e quello più superficiale, riconducibile ad una dimensione più corporea, riuscendo tuttavia a superare, nella sintesi finale, quel senso di annichilimento proprio della tensione conoscitiva: [… Ora penetro sotto il grande mare/ad assiderarmi nella luce/che pian piano affievolisce/fino a spingermi nel profondo/e lì inspirare le ragioni dell’oblio/A disfarmi di un corpo per un altro più sottile/Che arrivi a lui/Al mio sposo/…].
L’esperienza creativa si sviluppa attraverso una scrittura surreale che ha in sé quella vaghezza simbolica propria dei simbolisti, il cui intento non era descrivere la realtà nei termini Montaliani del mal di vivere, piuttosto cogliere impressioni per penetrare nell’intimo delle cose; parimenti siamo in presenza di un “sabotaggio raffinato del vivere” che si configura o come tempo di ritrovamento di memorie oniriche: “L’invisibile si veste di memorie e di olfatti” o come tempo di “un nuovo toccare”: Misuro mutazioni sulla pioggia che scroscia/Ogni goccia è macchiata da un peso diverso/le udiamo confessando false pene/Ogni giuntura scricchiola e l’enigma è liberarsi/dalle bende”; e dove probabilmente il senso più atteso risiede in quel labile sentimento di libertà dal dire e dal fare che la Casulli individua nella quiete dell’esule: [… Poi mi volto di lato/ Vedo lei/ Vedo la metà dei vivi/ e malgrado l’implacabile lunghezza della notte/sento la quiete dell’esule/L’ardente battaglia volgere alla fine/…].
L’intensità del linguaggio, scardinato di regole, segnato talvolta da francesismi, è dato da una narrazione analogica e metaforica, ma anche dall’accostamento di parole appartenenti a piani sensoriali diversi, che permette alla Casulli di scandagliare le vie testuali e portare alla luce svariate corrispondenze, utili a comunicare le sue molteplici emozioni; non ci sono versi nella silloge che non siano suggestivi e d’interesse, anche in considerazione dell’ambiguità identitaria che li cavalca.
Il classico binomio “io e tu” è progressivamente superato da un punto di vista logico da un “voi”, ipotetico lettore, che rende la lettura più permeabile, lasciando spazio per un’ermeneutica del testo. Questa esigenza tecnica della Casulli, già autrice di svariate raccolte di poesia, (tra cui Mundus Novus, Ediz. del Leone; Phitekoussai, racconti di un’isola, Ediz. Kairos; e Di là dagli alberi e per stagioni ombrose, Ediz. Kolibris) potrebbe spiegarsi come necessità di ritrovare una dimensione verginale della parola poetica, spogliandosi di vecchi abiti, quali il “noi” che ricorre come “vecchio inquilino empirico d’inganno”, o “ Ferita d’alibi per i più complicati – Non so” per un divenire, un movimento di mutevolezza talvolta espresso in “distratta radice”, talvolta in  un “me stesso azzurro senza nubi”.
La produzione poetica “SARTIE, LUNE E ALTRI BASTIMENTI ” rappresenta nel complesso una traccia significativa, se non un punto di svolta per la Casulli sia nella definizione di una personale poetica che per quanto attiene la scrittura femminile in generale.

Ilaria Cino     06 novembre 2017
Recensione sul blog Le stanze di carta
Recensione su 
La vita felice

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3. Anna Maria Curci per Paola Casulli sul blog  Poetarum Silva

Il titolo della raccolta più recente di Paola Casulli, Sartie, lune e altri bastimenti, introduce in maniera accattivante a temi, sfondi e contesti che hanno il pregio di assumere ruoli diversi con il  procedere delle liriche che la compongono.
Mare, vento, pioggia e isola – l’isola nativa, Ischia peraltro mai nominata, e poi una «Capri imprecisata», «l’isola perduta oltre ogni dire», «l’idea di un’isola» o, ancor più nettamente, l’isola tout court – sono infatti personaggi insieme agli amanti e al loro dialogo antico e pur sempre rinnovato, con continui mutamenti di prospettive. L’io lirico, in questo dinamico scambio di ruoli, sembra a tratti attribuire proprio a sé e agli altri umani il ruolo di imbarcazioni in un fluire che a volte trascina, a volte ristagna.
D’altro canto, come gli umani (e il tempo in cui vivono, «scafo mobile dei giorni») si fanno natanti, così gli elementi marittimi del titolo, sartie e bastimenti, prendono le forme di sentimenti umani. Le sartie vanno allora lette anche come legami e segnali di partenze e ritorni, pegni di attese e spie di quella nostalgia che qui abbraccia tutto l’etimo del termine italiano: desiderio acuto, anche doloroso, di tornare. I bastimenti, con la fantastica stiva del gioco di nomi e lettere iniziali che si faceva da bambini (“è arrivato un bastimento carico carico di…”), da un lato rimandano all’interrogazione permanente intorno alla parola, pertinente, “vera”, acuta, dall’altro, con il loro “arrivare”, espresso non a caso in francese, lingua nella quale il verbo ‘arriver’ significa sia arrivare sia accadere («Il arrive – Il est déjà arrivé»), alludono all’arduo incontro, non di rado scontro, tra parola e accadimento.
In un paesaggio nel quale l’elemento marino è dominante, l’azzurro si manifesta, così come all’occhio umano la distesa delle acque, in molteplici variazioni. Chi legge si imbatte spesso nella versione plurale dell’aggettivo cromatico, così come nel blu, ancora più profondo. Attenzione, tuttavia: azzurre e blu non sono solo le acque marine, ma caviglie umane, rocce e fiori, iris e genziane innanzitutto. E c’è un altro colore che prende la scena, con il suo carico di connotati e simbologie: il rosso, qui rappresentato nella complessità di indossare capi di questa tinta; il rosso, che al ristagno, alla bonaccia, oppone il carattere di decisione difficile.
Dinamiche e caratteristiche fin qui additate sostanziano, rendono felicemente complessi e arricchiscono i testi che in questa raccolta prediligo, i testi, vale a dire, che hanno nella incisività della formulazione la forza di sollevarsi a comprendere piani universali, i testi che condensano, con tocchi rapidi e sapidi, nodi dell’esistenza umana nella storia (il riferimento al passato ha, anche se solo per lievi tocchi allusivi, per la menzione di una stagione o di un mese, una collocazione storica alla quale è possibile risalire) e nella natura, nelle sue multiformi manifestazioni sul pianeta che abitiamo.

© Anna Maria Curci      26 febbraio 2018
Recensione sul blog POETARUM SILVA


4. Nota di lettura di Melania Panico “Sartie, lune e altri bastimenti”

L’ultimo libro di Paola Casulli è un libro sulla calma del restare. Sartie, lune e altri bastimenti ha come sottotitolo “poesie di isole e amori” e rimanda immediatamente al mare. Tra l’altro il mare è un tema ricorrente nel lavoro dell’autrice. Eppure il mare, che potrebbe far pensare al viaggio, alla partenza, qui è visto in un’ottica di pacatezza e nostalgia. È come se l’autrice fosse pervasa da un senso di riflessione che tuttavia non contempla salvezza: “cosa ci rende nostalgici?/ Distanziati sul nostro promontorio/ ciascuno con i piedi fuori dalla marea/ a sentirci salvi ma opachi”. Ritrovare terra solida sotto i piedi significa anche averne attraversate di correnti, averle contemplate e a volte averle riconosciute come parti integranti della vita. A un certo punto la solidità diventa un giaciglio, attraverso il quale si può godere bene della luce, poiché è una conquista. Tutto il dettato poetico risente di questa negoziazione tra calma e mare: “come siamo noi/ quando diciamo siamo/ uguali a noi stessi?”, della realtà che spesse volte si conferma semplice convinzione per chi invece continuamente chiede, cerca. Se il cuore è un’isola, l’amore è il suo bosco verdeggiante dove camminare a piccoli e accorti passi.

Melania Panico  20 gennaio 2018
Recensione sul blog ParolePoesia


5. Max Ponte – recensione

La poesia di Paola Casulli di SARTIE, LUNE ED ALTRI BASTIMENTI (La Vita Felice) si muove sotto il segno del mare e dell’azzurro” che ritorna come un mantra a partire dall’ottimo verso “Ballare in delicatezza generica / con caviglie dai muscoli azzurri”.
La poesia di Paola Casulli è talassologica. “Ma il mare ci aspetta col suo bordo truccato di pesci”. Una scrittura misurata (intorno ai 10 versi liberi) ed incisiva contraddistinta da una particolare cura del lessico, cosa sempre più rara in un mercato della poesia di troppi libri e troppo carta.
Testi brevi e memorabili come lunghi haiku costituiscono la sequenza di questa felicissima pubblicazione. Amori e nostalgie, molti pensieri, appunti filosofici galleggianti. “Ci sediamo sulla roccia a sentire la voce dei poeti / Così nudi e perversi, dai loro stessi versi / somma di gradini e polvere”.
Forte la nostalgia per chi come l’autrice è distante dai regni di Poseidone. “E mi prende / la privazione di quel mare lontano / fatto di isole e pesci, pochi uomini. / Striate d’azzurro le notti stormiscono di melograni”. E così il ritorno avviene attraverso la parola poetica, e altri sono i ritorni che seguono il moto ondoso “Perché ci sono molti ritorni / nelle ostinate opposizioni alla vita”.
SARTIE, LUNE ED ALTRI BASTIMENTI è una novità dell’editoria di poesia da non perdere, l’ultimo e il miglior libro di Paola Casulli, si sfoglia e fra le pagine pare di scorgere qualche granello di sabbia o meglio di rena.

Max Ponte 07 agosto 2017
Recensione sul blog La Poesia e lo Spirito
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6. Delia Morea recensione per Sartie, Lune ed altri Bastimenti

Sartie, lune e altri bastimenti. Poesie di isole e di amori (La Vita Felice), prefazione di Salvatore Contessini,  è la recente silloge di Paola Casulli, poetessa, fotografa, giornalista. La scrittrice, originaria dell’isola d’Ischia ma trapiantata tra le colline del Monferrato, ha già pubblicato tre raccolte di poesia (Mundus Novus edizioni del Leone, Phitekoussai – Kairos edizioni, Di là dagli alberi e per stagioni ombrose – edizioni Kolibris)  e due brevi poemetti MitoGrafie, Lontano da Itaca, quest’ultimo rappresentato con successo in teatro a Verona.
Questa raccolta, in particolare, ha come tema fondamentale il mare, crediamo elemento molto caro alla Casulli, stante le sue origini isolane e di un luogo così affascinante e avvolgente come Ischia. Oltre a questo, il mare e il suo confronto con l’uomo, nella perenne lotta amorosa e/o selvaggia che ne può scaturire, pensiamo al “Vecchio e il mare” di Hemingway oppure alla straordinaria “Itaca” di Kavafis o, ancora, a “Moby Dick” e tanto altro.
La letteratura e la poesia hanno spesso perlustrato questi territori che ora Paola Casulli ripercorre in maniera personale, dal suo punto di vista femminile, con le sue poesie a un tempo delicate e sferzanti, per affrontare un tema difficile come una battaglia o un grande amore perenne, quello tra l’uomo e il mare, che coinvolge, in questo caso, le nostalgie, gli amori, le malinconie, i rimpianti.
Scrive: «Mondi incommensurabili, l’uomo e il mare: il primo a volte intimamente chiuso nell’angusta immobilità, il secondo inevitabilmente tumultuoso nel suo fragoroso abito d’acqua. Eppure entrambi soffiano sull’infinito e sulla pura linea dell’orizzonte con la stessa avidità d’intenti di chi vuole sottrarsi all’evidente plagio che risiede nei remoti sobborghi del destino e bussare forte, per tutto il tempo, alle porte dei giorni sublimi e trionfali!».
Una poesia talvolta tumultuosa, quella della Casulli, come le onde del mare, altre volte contemplativa a raggiungere, ad esempio, un tramonto marino e sempre molto visibile. I versi della Casulli procedono quasi per immagini – non a caso la poetessa è anche valente fotografa, autrice di interessanti reportage fotografici – infatti: «Ora il tuo dire sarà corsa di maree che s’alzano. Stendi l’isola al riposo Uomo rinascita, Uomo magnete, d’ossa e costellazioni. […] Sei uomo di mare, tu accecato di baie dove s’appoggia l’autunno».
Le parole che usa sono straordinari segmenti di emozioni, si trasformano in metafore dei sentimenti, oppure li esaltano e sempre, in qualche modo, si collegano al mare, quel mare che Paola Casulli conosce profondamente ed è elemento di vita come l’amore, quasi a confondersi con esso: «[…] E’ accaduto che guardarti restare sveglio all’alba di una Capri imprecisata mi abbia dato l’ordine di un’isola perduta oltre ogni dire a proteggere qualcosa rimasto fisso sullo scafo mobile dei giorni, dondolante nell’azzurro dei tuoi occhi a svelare il me in te».
Versi potenti e di raffinata sensibilità, versi passionali e solari, che affascinano chi legge, nell’intensa dichiarazione d’amore verso il mare, verso il vivere. Si sente in essi il rumore del mare, il perpetuo mormorio della risacca e si percepisce la condizione dell’isola, non solo come luogo geografico ma come luogo del cuore e dell’anima che avviluppa, appunto, nel sua solitudine, nel suo essere circondata dal mare e lontana da ogni cognizione tumultuosa del quotidiano. Eppure il quotidiano fa capolino, ogni tanto, e si contrappone, raggrumandosi in una dolorosa malinconia.

Delia Morea 05 dicembre 2017
Recensione sul blog Il mondo di Suk


 

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