Lisbona

Trattengo un tempo
tra il mio essere e il suono che provo a dire. Ma resta
tra i capelli e la poca luce di questa Alfama. Città cantata in mezzo al vento,
un pensiero molle che azzoppa le notti.
C’è qualcosa che promette? Qualcosa che in me, disperata, duri fino al mattino
quando i tavolini nei vicoli sono spogli
e briciole restano di quel Fado nascosto alla terra
al contare cavo di giorni
in cui l’arrendersi é un rituale cupo
una lastra di vetro su cui stride l’urlo dell’eros.
Mi dicevi canta. Canta ancora
E rimanevi lì, a guardarmi in quella camera di albergo
stretta tra i tetti e la vita
come fossi io
il ritorno.

Testo e fotografia  Incanto Errante

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