Alzarsi un’ora prima del solito. E uscire in strada. Per ascoltare una città ancora silenziosa. Solo il rumore di tazzine di un bar aperto, all’angolo di una salitella stretta stretta. Si chiama Gran Caffè, ma é piccino piccino che a berlo, un caffè, non puoi neanche alzare il gomito. C’è pure un fioraio, vicino al Gran Caffè. È aperto. E il tipo con grembiule verde e mani in tasca, mi sorride. Che sa che ogni lunedì vado da lui. A pigliarli le rose. Quelle piccole, gambo corto. Di fine giornata. Che tanto mi servono per la finestra sul cortile. E lui me le avvolge nella stagnola. E mi fa pagare pochi soldi. E io allora entro al Gran Caffè e ordino un caffè bollente. Per il signor Salvatore. Quello delle rose rosa.
E torno al silenzio della mia città.

Incanto Errante

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